Coliandro il Ritorno – La rivincita degli imbranati
di Silvia Azzaroli
L’ispettore Coliandro, il braccio maldestro della legge, è tornato ad allietare le serate di Rai2 dallo scorso venerdì.
Vi faccio subito la premessa che questa non vuole essere una recensione, anche se avviso ci saranno comunque degli SPOILER, ma solo la dichiarazione d’amore verso un prodotto seriale nostrano veramente ben fatto, prova provata che se si vuole in Italia si può rivaleggiare con le serie tv statunitensi.
Il problema è che non si vuole.
La serie ideata tratta dai romanzi di Carlo Lucarelli e scritta, oltre che dallo stesso autore emiliano, dai Manetti Bros e da Giampaolo Morelli (sì Coliandro in persona!), infatti, è rimasta in pausa per ben 6 anni per motivi insensati nonostante gli ascolti altissimi e un nutrito numero di appassionati, sempre più numeroso.
Per farla tornare è occorsa una petizione guidata da Morelli e gli episodi girati, di questa attesa quinta stagione, sono solo sei.
Non chiedetemi perché, non so cosa aleggi nelle menti di certi dirigenti, va da se che a quanto pare qualche illuminato ci deve essere dalle parti di via Mazzini se non solo la serie tv è tornata, ma che si stia tenendo conto di chi la segue via streaming, non sempre in diretta.
Quindi l’auditel può recitare che Coliandro abbia fatto solo circa 4 milioni però la realtà è che sono almeno il doppio quelli che lo hanno realmente visto dato che l’hastag #ColiandroilRitorno è stato top rating di Twitter fino a mezzanotte e anche oltre. Twitter che è pure andato in tilt due volte quella sera.
Perché Coliandro piace?
La ragione primaria è che Coliandro è una persona vera, costretta a portare la maschera, un po’ per gioco, un perché vive una società che è quella che è, di duro, macho, razzista, misogino.
E la sua voce che ci fa sentire i suoi pensieri è qualcosa di geniale, pensieri parecchio terra terra, come sempre.
Sappiamo tutti che Coliandro, sotto questa maschera, è un imbranato dal cuore d’oro e meravigliosamente politicamente scorretto, che si ritrova spesso in situazioni più grandi di lui, semplicemente per una botta di… vabbè avete capito. Anche se forse non è sempre fortuna la sua.
Di sicuro se fosse veramente razzista, misogino e quant’altro non aiuterebbe tutte le persone che aiuta e non avrebbe fatto scappare Natasha alias Black Mamba, la letale spia russa, dalla vita amorosa un po’ burrascosa e dal grilletto facile, decisa però a cambiare vita.
Coliandro le ha regalato una seconda chance alla fine del primo episodio di questa nuova stagione, dandole le chiavi delle manette e permettendole di sparire nel nulla, convinto della sua redenzione.
E questa è solo una delle innumerevoli chicche di una puntata che è stato puro cinema, non solo per la regia dei Manetti Bros, che devono aver studiato da Tarantino e Guy Ritchie il modo di fare le inquadrature, perché sono puro action, pura adrenalina, pura poesia. Chapeau ragazzi.
La scrittura è altrettanto perfetta.
Niente sembra essere lasciato al caso.
Tutto sembra ruotare intorno a questo imbranato perdente, che riesce a vincere i colleghi invidiosi e antipatici e l’insopportabile procuratrice, nonostante i loro inganni.
Tra le scene da rimarcare:
– Coliandro che fa passare il vecchietto perché ha paura di fare il prelievo e quando finalmente lo fa, sviene e si ritrova a contatto con un’infermiera che infermiera non è, in quanto è la nostra Black Mamba (citazione sublime di Tarantino e del suo Kill Bill);
– Natasha/Black Mamba che uccide, in slip strangolandolo con le gambe (citazione di Blade Runner, forse?), in bagno un killer mentre il nostro eroe fa il caffè e non si accorge di nulla;
– L’arrivo della nuova sovrintendente, con annessa figura barbina del nostro eroe, che la scambia per una ragazzina impaurita. La ragazza lo prenderà subito in simpatia e inizierà a chiamare tutti zio, come lui le ha insegnato;
– Berta che prova l’abito da sposa davanti ad una commessa un po’ all’antica che riesce a cavarsela quando scopre che è la stessa Berta “il marito” e quest’ultima che scappa in abito da sposa, stivaletti e giubbino per inseguire la killer;
– la figura da imbecilli di Kgb, Cia e servizi segreti nostrani che si fanno fregare dall’accoppiata letale Black Mamba/Coliandro.
-Il corteo di bici che investe il nostro eroe e la sua uscita terribilmente politicamente scorretta in cui definisce gli anziani parassiti della società.
Tutte queste cose sono talmente forti che attendiamo con ansia il reclamo di Moige e altre associazioni di dubbia utilità.
Complimenti a Lucarelli, Manetti Bros e Morelli per averci regalato un poliziotto “più vero del vero” per citare le parole della polizia che ha premiato la serie.
Alla faccia di un certo tipo di stampa che durante la prima stagione sostenne: “Non è realistico che la mafia cinese sia arrivata a Bologna.”
Mi sa che i non reali sono quelli che scrivono queste cose. Vivono in mondo tutto loro.
Scusate se sono stata un pelo di parte.
Coliandro: il fascino irresistibile del perdente.
di Maria Pia Leone
L’Ispettore maldestro e un po’ sgarbato, emarginato dai colleghi perché non sa farsi valere, è imbranato, e parla citando Callaghan, torna su Rai2 dopo sei anni di assenza e fa il pieno di consensi. Follia collettiva ?… Non direi. Le ragioni di questo successo costante della Serie tutta italiana stanno essenzialmente nella costruzione singolarmente realistica del personaggio Coliandro: un giovane uomo di aspetto decisamente bello, le cui carenze culturali e la mancanza di furbizia di fronte alle circostanze agrodolci della vita ne fanno la rappresentazione abbastanza precisa dell’uomo qualunque. È il fascino irresistibile del perdente ad attirare milioni di fans; a far sorridere dei suoi difetti e delle sue sconfitte, spalancandoci lo sguardo su limiti che sono anche nostri, e che non possono non esporci alla cattiveria del mondo.
E allora bentornato, Coliandro, ispettore un po’ sfigato, amato dalle donne che aiuta e che sono sempre più forti di lui; catapultato in situazioni surreali in cui neanche sa di essere incappato; deriso dai colleghi e costantemente in punizione. Ma figo da paura e con tanto di auto sportiva da acchiappo garantito.